2013年7月5日金曜日

L'origine dell'etichetta giapponese

L’etichetta giapponese ha radici nell’era Muromachi (dal 1336 al 1573), periodo in cui la classe militare fece la sua ascesa. 
In particolare, Ogasawara Sadamune (1294-1350) fu un elemento chiave per permettere a Kougon, cugino dello Shogun, di salire al trono.
Come segno di riconoscimento, Kougon investì Ogasawara a ufficiale in carica all’etichetta di corte.

Il pro-nipote di Sadamune, Nagahide Ogasawara (1366-1424), continuò l’opera dell’avo e compilò il primo testo sull’etichetta giapponese, il Sangi ittō ōsōji (三議一統大双紙), Le tre arti unificate: equitazione, tiro con l’arco ed etichetta.

La stirpe Ogasawara era composta da grandi samurai; questo codice quindi serviva ai condottieri per trasmettere al nemico segnali di resa e di inoffensività, salvando loro la vita.

Per questo motivo, l’etichetta giapponese richiede movimenti calibrati e perfetti anche nel modo in cui ci si siede e ci si inchina, tali da confondere il nemico ed essere sempre pronti ad attaccare.
Anche la più piccola fessura tra le braccia ed il corpo o un comportamento diverso potevano essere pericolosi.

Fino al periodo Edo, il testo del clan Ogasawara rimase di conoscenza solo della nobiltà e della classe dei samurai.
A quel tempo, l’etichetta era vista come una qualità mascolina e un’abilità che, se acquisita, era in grado di salvare la propria vita.

Dopo il periodo Edo, la classe dei commercianti aveva acquisito abbastanza ricchezza da permettersi di studiare.
Il clan Ogasawara decise di rendere pubblica a questa classe di nuovi ricchi il Sangi ittō ōsōji.

                    




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